dare una spinta. questo è l'intento.
lavorando conosco ed imparo ad apprezzare molte persone le cui attività meritano di essere fatte conoscere per agevolare come possibile il loro successo.
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altro intento dichiarato è aiutare a mettere a fuoco alcuni temi che pur essendo di dominio pubblico non ottengono l'attenzione che secondo me dovrebbero per i risvolti e le influenze che hanno sulla nostra vita.

martedì 8 novembre 2016

before the flood




La scelta di Leonardo Di Caprio come rappresentante delle Nazioni Unite per la Pace si sta rivelando appropriata.
La sua attività come comunicatore di massa, grazie ai successi cinematografici, unita alla sua responsabilità individuale come cittadino attento ai temi più delicati che affrontiamo a livello mondiale sta aiutando a far conoscere la rilevanza che l'uso irresponsabile dell'ambiente ci sta già affliggendo da un pò di tempo. Ma con una accelerazione che richiede immediata attenzione globale.
Ha viaggiato nei punti caldi del pianeta grazie alla rappresentanza ONU e ha documentato i danni gravi che l'uomo troppo attento ad un presunto tornaconto immediato sta infliggendo irreversibilmente alla natura. Da cui dipendiamo direttamente.
E' anacronistico che ogni paese chiuso nei suoi immaginari confini pensi che quanto si stia facendo a livello locale non influisca ormai nel sincrono mondiale tutto il pianeta.
Dai suoi confronti emergono le miopie, ma anche i ritardi che subiamo per via dell'incapacità di riconoscere le evoluzioni in corso.
Ma i dati parlano chiaro. Così come i costi assurdi che stiamo già subendo per non includere nelle valutazioni economiche le componenti imprescindibili del clima che produce danni crescenti.
Oggi abbiamo grandi migrazioni di massa dovute a guerre geopolitiche, ma saranno surclassate da quelle climatiche.
Devo dire che anche a livello personale quando si parla di clima con amici sono in pochi a rendersi conto dell'effetto diretto sul nostro ambiente locale. E poco seguito ha la sensazione, anche per via dell'impotenza, di poterci fare qualcosa.
Nei programmi politici la difesa dell'ambiente è ancora relegata ad argomento umanitario invece che essere alla base di quelli di sviluppo economico. Ma ogni attività che non le includa a questo punto è suicida per le nostre società.
Si parla spesso di una riduzione del consumo o sul cambiamento degli stili di vita, ma c'è molto sviluppo e possibilità di crescita dietro a questa fase. La ricerca spesso offre esempi stimolanti di come si possono fare le cose con l'utilizzo di fonti compatibili.
Quanto dovremo vedere ancora sprofondare la nostra umanità prima di muoverci verso una nuova era? Più naturale.

mercoledì 21 ottobre 2015

wikipedia è cultura. libera.

A parole siamo sempre tutti a favore della cultura e la sosteniamo.
Solo che si suppone sempre che sia qualcun altro a farlo.
Quando è un istituzione poi non si sa mai quale è la spesa effettiva e la natura di quanto venga speso si perde a metà.
Wikipedia è probabilmente la più utilizzata fonte di risposte quando si ha un dubbio o si vuole approfondire.
Wikipedia è una fonte libera. E questo costa.
Invito a sostenere questa coraggiosa fonte di conoscenza gratuita a disposizione di chiunque in tutto il mondo.
E' uno strumento eccezionale a cui sono davvero grato. Andate sul sito www.wikipedia.org  Bastano anche pochi euro.

martedì 20 ottobre 2015

humans?

















Cosa ci rende umani?

Stiamo migliorando come razza umana su questo pianeta? Abbiamo davvero lasciato dietro le tristezze del passato avendo imparato la lezione? Queste lezioni si possono trasferire alle altre popolazioni o dovranno imparare sulla loro pelle gli equilibri fragili che ci consentono di coesistere con reciproco beneficio?
A volte si teme di avere la risposta in un incedere di orrende notizie e sembra sempre che i corsi e i ricorsi si ripetano.
Lasciandoci sempre uguali.
Ma sono molte le statistiche che ci fanno notare del tumultuoso miglioramento in corso sul pianeta. La popolazione mondiale in numero assoluto, l'accesso al cibo, la longevità crescente quasi ovunque.
Questo ci porta a nuove sfide, per le quali ci si deve attrezzare in modo più lungimirante e quando questo non succede si rimane vittime di qualche piega della Storia.

Un ragazzo afro-americano che ha scoperto che vuol dire l'amore solo quando è finito in prigione, a vita; una donna ebrea che è stata salvata, e poi cresciuta, dalla famiglia di un soldato tedesco durante la Shoah; una donna mussulmana sopravvissuta, per forza divina forse, alle coltellate di suo marito; un padre palestinese che ha visto la figlia sparata da un soldato israeliano; un papà israeliano che ha perso la figlia in un attacco suicida perpetrato da un palestinese; un soldato americano che ha scoperto di trovare uno strano gusto nell'uccidere il "nemico". Sono tutte facce viste nel film Human, che ci fanno osservare la verità di questa nostra razza, così strana a volte, così sorprendente in altre, ma sempre, sempre umana.
Se si vuole viaggiare nel tempo basta ascoltare l'uomo, la sua personale vicenda, per capire quanto siamo uguali tra di noi e quanto abbiamo bisogno l'un dell'altro per avere un futuro.
Questi confini ottocenteschi ci imbrigliano e ci ingannano.
La cultura dovrebbe viaggiare libera. Questa ci unirà. Conoscere e conoscersi.

How many roads must a man walk down...


venerdì 15 maggio 2015

trash



nel nostro vivere quotidiano grazie all'organizzazione delle nostre società non ci rendiamo conto della quantità di scarti che siamo in grado di produrre su questo pianeta.
ormai i livelli raggiunti sono pervasivi e soverchiano ogni ambiente umano. infondo vanno considerati anche come risorse perché nell'atto del riciclo tornano ad essere materia prima. quello che limita questo processo rimane il fatto che i prodotti vengono venduti senza il carico ambientale degli scarti che invece scaricano sull'ambiente.
si dovrebbe calcolarlo ed imporlo al consumatore finale come reale trasparenza anche per far privilegiare i prodotti meno invasivi.
ogni oggetto in vendita dovrebbe avere la tracciabilità del suo percorso.
è anche un peccato usare gli inceneritori, oltre al problema di inquinamento della combustione, ma per lo spreco della risorsa prima.
questo ottimo documentario consente di mettere a fuoco la reale globale dimensione del problema.

martedì 11 marzo 2014

la tech waste.


Si parla sempre di nuovi prodotti e nuovi modelli, ma che fine fanno quelli vecchi?
dove finiscono, come vengono gestite le scorie di materiali composti di cui sono fatti i nostri monitors, cases di pc, hard drivers e componentistica varia? la loro composizione altamente specializzata ha delle caratteristiche peraltro che solo alcuni materiali detti "terre rare" riescono ad esprimere, ma la cui capacità di inquinare è ancora superiore a quanto fino ad oggi si è stati in grado di esprimere.
lo scandalo della "terra dei fuochi", finalmente considerato dai nostri magistrati, è un momento drammatico di suicidio collettivo di una società evoluta.
giustamente denominato "catastrofe ambientale a partecipazione pubblica" è ancora peggio di come sembri.
http://www.laterradeifuochi.it/

segnalo anche questo servizio invece fotografico del guardian sulla situazione in uganda, dove al riparo delle nostre coscienze occidentali si può perpetrare qualunque crimine industriale nella più assoluta impunità.
il costo dei nostri prodotti dovrebbe prevedere anche l'obbligo della riconsegna del materiale tecnologico comprato comprensivo dello smaltimento inteso prevalentemente come riciclo. in molti studi ed aziende ci sono controlli, normative a supporto di questa idea, ma poi pagato lo smaltimento, è dopo a valle che qualcuno riesce a far volatilizzare volumi impressionanti di materiali per magicamente ritrovarli in paesi come la citata uganda o il bangladesh. se non buttati semplicemente a mare come emerge dalle inchieste.
riporto come il sito terra dei fuochi di cittadinanza attiva le citazioni:
“L'abitudine rende sopportabili anche le cose orribili.” (Esopo)
“Se non potete eliminare l'ingiustizia, almeno raccontatela a tutti.” (Alì Shariati)

mercoledì 11 dicembre 2013

Sul lavoro che lascia l'Italia.

E' un processo a cui si assiste ormai da vent'anni almeno, ma questo articolo lo richiama in modo efficace. paese in svendita link
Sono 437 i grandi marchi degni di nota che sono stati acquisiti da proprietari esteri per la non possibilità di essere competitivi con i mercati sui quali si propongono.
Le aziende erano in salute prevalentemente, producevano utili, ma proprio per rimanerlo hanno dovuto cedere la proprietà. Il loro mercato viene ora acquisito, l'occupazione razionalizzata, gli investimenti trasferiti. Queste si sommano infatti alle migliaia che chiudono o falliscono annualmente nell'indifferenza totale. Aumentando il carico sui superstiti ed accelerando la loro erosione competitiva.
fallimenti aziende link
Nel nostro paese non esiste un serio dibattito operativo per la competitività delle nostre aziende nonostante siano la base del lavoro che ci mantiene tutti.  Da dove si pensa che arrivino i soldi? Gli interventi che osservo non hanno il coraggio di chiamare le componenti della competitività con il loro nome sapendo che la riorganizzazione necessaria attirerebbe immediatamente reazioni a mantenere lo stato attuale.
Accesso alle materie prime, accesso al credito, infrastrutture, costo e mobilità del lavoro, livello di tassazione fiscale, formazione, ricerca e sviluppo.  
Alcuni dicono che non sia possibile tagliare i costi dello stato inefficiente perché resti assistenziale, ma la situazione attuale corrode la società reale e provoca proprio quello che si pensava con miopia di tutelare.
Siamo una società imbragata, incapace a ristrutturarsi per eccesso di tutela. Di tutela del consenso elettorale. Ma i nodi vengono al pettine.

lunedì 2 dicembre 2013

Overfishing. Non c'è sushi per tutti.



La Comunità Europea promuove civilmente una campagna di informazione sui volumi che la pesca incontrollata a livello mondiale sta producendo.
Il ritmo sta incredibilmente finendo la disponibilità degli stock del pianeta con questa spinta.
Quando si guarda il mare pare interminabile.
E così il suo contenuto. Ma pare che i nostri supermercati siano più voraci delle capacità di riproduzione naturale.
Il documentario consente di cogliere la dimensione del fenomeno.
Sono sempre di più le zone dette "dead zone" del fondale marino, ormai spremuto ed inquinato all'inverosimile.

Sono molti i paesi che per non farsi "rubare" il pesce dalle nazioni vicine provvedono a ripulire integralmente la propria area di pertinenza senza più curare le reali necessità di mercato.
Questo influisce negativamente sul prezzo svalutando la merce e richiedendo maggior pescato con notevole pressione sullo spreco.

martedì 5 marzo 2013

extinction.

Non è un videogioco. 
Ho già trattato diverse volte il tema del trend insostenibile dello sviluppo demografico per le risorse del pianeta rapportato alla attuale capacità di organizzazione produttiva.
Ora vorrei affrontarlo da un un altro punto di vista. Le estinzioni.
Non è semplicemente folle pensare che una società sviluppata vada deliberatamente verso la estinzione del proprio ambiente e quindi anche di se stessa?
Forse anche gli abitanti dell'Isola di Pasqua erano perfettamente consci della propria fine viste le politiche che infierivano al proprio ambiente.
Perchè sociologicamente questo diventa inellutabile anche ora su scala globale?
Rimango impressionato per esempio dal leggere che solo nel corso degli anni duemila la popolazione degli elefanti si è ridotta del 62%. Ma dietro questo dato ce n'è uno più sinistro come quello del costo al kilogrammo delle zanne d'elefante. In qualche anno è passato da 3/400$ agli attuali 750$ kg. Una zanna pesa mediamente 5kg. Significa un incasso di quasi 5mila dollari. E questo condanna l'animale. Ed in seconda battuta la bestia che per questo lo caccia alla lunga.
Come consumatori siamo responsabili, molto di più di quanti ciecamente sono la manovalanza di questa filiera. Come consumatori non si deve cessare di informarsi sempre più delle implicazioni dei nostri piccoli gesti perchè su scala globale scatenano uragani spesso irrimediabili. Non c'è un secondo appello dopo l'estinzione.
Una scimmia viene pagata 50$ e può fruttarne all'intermediario 400$ per i fini più demenziali. 100 milioni di tonnellate di pesci, 1,5 milioni di uccelli vivi e 440.000 tonnellate di piante medicinali sono commercializzati illegalmente ogni anno con un giro da 300 miliardi di dollari all'anno.
100 milioni di squali ogni anno spesso solo per le pinne. Una leccornia per qualcuno.
La situazione poi del corno del rinoceronte penso sia la più imbarazzante per l'intelligenza umana pensando per quale motivo viene cacciato.
Il network della distruzione è globale. Efficace. Lucido e spietato. Quanto perdente.
La civiltà, dove esiste, a macchia di leopardo, è organizzata a confini territoriali risalenti infondo al XVIII secolo. La coscienza globale?
segnalo documentario su wwf - illegal wildlife trade.
riguardo gli squali su national geographic 
sull'attuale ennesima conferenza molto sottoscritta e poco osservata della CITES
articolo sulla conferenza della CITES su greenreport.it

martedì 19 febbraio 2013

Il re degli alberi. Un eroe moderno.

Cosa potrebbe fare una persona di successo di intelligente invece di scorrazzare con mezzi e propietà di lusso per dar senso alla propria vita?
Un buon esempio viene dal signor Lai Pei-yuan.
E' un imprenditore taiwanese che ha fatto fortuna nel settore dei trasporti e della proprietà immobiliari.

Forse proprio la lucidità che è stata alla base della sua fortuna gli ha consentito di mettere a fuoco che per preservare l'ambiente in cui vive, la sua Taiwan, dall' azione miope di distruzione spesso collegata allo sviluppo doveva ripartire dal territorio.
Dagli alberi e dalla vegetazione in particolare che sono i custodi della nostra atmosfera come del clima come stiamo imparando a caro costo.
Solo nel XX secolo la vegetazione taiwanese è stata dimezzata. Il suo lavoro ormai pluridecennale cerca di contrastare questo trend. E' stato calcolato che abbia piantato 270.000 alberi. Ora è celebrato come il re degli alberi.
La sua missione è fare qualcosa per le prossime generazioni. Le sue foreste producono ora anche caffè il cui ricavato è destinato al 95% alla produzione di altra foresta.
Questo fa di lui una persona davvero "ricca". Non solo di avere.
Infondo una Ferrari è sufficiente.

venerdì 7 dicembre 2012

gasland





la dipendenza energetica è sempre stato un dramma economico e l'uomo si è sempre industriato su come trarne beneficio. perchè si sa che quando una cosa costituisce una preziosa risorsa diventa oggetto di agguerrita e spietata ricerca.
normale pensare alla cupidigia di pochi diavoli, ma ne riconosco piuttosto le ansie dei sempre più cittadini avezzi alle proprie comodità che alla fine spingono ad osare con la pretesa di non sapere e di non essere responsabili.
da qualche tempo osservo delle dinamiche inattese ed inusitate su alcune materie prime.
il natural gas è crollato di valore in modo impensabile dal 2006 ed anche il petrolio ha smesso la sua tradizionale corsa verso i nuovi massimi del picco del petrolio.
si sono ridotte le ricerche ed aperture di nuovi giacimenti peroliferi nelle zone arabe mentre le attività nel territorio americano del nord nel settore del gas sono aumentate tantissimo.
gli stati uniti oggi sognano nella propaganda una nuova autonomia energetica grazie allo shale gas. il gas detto di scisti.
ma solo grazie a questo documentario di un indipendente americano scopro quanto avanti siamo già in questo nuovo mondo.
dove il territorio americano è già forellato come un groviera, estratto senza cura, avvelenato nelle falde, imbottito di chimica esplosiva con il consueto e già visto ritorno di danni ambientali, sanitari, sociali come in tutte le altre corse all'eldorado.
invito davvero alla presa visione.